La mostra ha il pregio di presentare al pubblico per la prima volta importanti dipinti dei Macchiaioli, il più significativo movimento pittorico italiano del XIX Secolo.
Le opere sono collocate nel contesto delle antiche collezioni che in origine le ospitarono, come quelle di Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Giussani e Mario Borgiotti. Oggi le collezioni sono disperse tra gallerie, musei e privati.L’allestimento rievoca gli interni delle case dei collezionisti, avvolte della patina del tempo. Nove sezioni nelle quali le opere non sono ordinate cronologicamente ma secondo il gusto del collezionista, delle sue scelte, della sua predilezione per alcuni soggetti. Il collezionista appare dal fondo della sala a lui dedicata, come discreto padrone di casa, evocato da vecchie fotografie o, dove è stato possibile, dal suo ritratto dipinto. Proprio come in una casa, alcune vecchie fotografie accompagnano il pubblico nella sfera più intima dei luoghi e delle persone care al collezionista. Le cornici distribuite lungo il percorso della mostra contengono citazioni sul collezionismo. Il collezionista esprime la sua personalità attraverso la scelta della cornice sulla quale spesso indica con una targhetta il nome dell’artista, il titolo e la data. La cornice rappresenta il leit-motif della mostra. Le didascalie evocano le targhette in ottone poste sulla cornice, anch’esse patinate dal tempo. Le opere sono collocate come su una parete di casa, richiamando il modello dell’antica quadreria. Le opere sono collocate come su una parete di casa, richiamando il modello dell’antica quadreria. Con i suoi versi Ettore Petrolini ironizza sul montaggio dei quadri sulle pareti di casa Sforni: “Che terribile sventura collocare la pittura”. Le opere dei Macchiaioli sono esposte accanto ad altre più antiche appartenute al collezionista: kakemoni giapponesi, pale d’altari, ritratti cinquecenteschi. In uscita siamo accompagnati da “Il ponte vecchio” di Telemaco Signorini e una citazione di Balzac sull’attrazione che esercitano le opere d’arte sull’osservatore. (Honoré di Balzac “Io credo nell’intelligenza degli oggetti d’arte, essi riconoscono l’amatore, lo chiamano per nome, gli fanno: Pss! Pss!”)