Progetto in attesa di adozione
Si dice che i progetti e le idee che concepiamo nel corso della nostra esistenza siano come figli, generati con l’amore e cresciuti grazie al tempo che gli abbiamo dedicato. Questa è la storia (bella) di un progetto pensato, amato, ma mai realizzato.
Partiamo come sempre dall’identità del luogo. Siamo a Barcellona, patria di Joan Mirò e Antoni Gaudì, colori, mosaici policromi, ceramiche smaltate creano effetti sorprendenti di luci, trasparenze e vibranti sfumature sullo sfondo di una natura varia e mutevole fatta di montagne e coste. E poi il mare, l’acqua.
Lo spirito del nostro progetto abita la parte alta della Diagonal, nel quartiere Les Corts dove sorge un grande centro commerciale al cui pianterreno, in mezzo al proliferare dei negozi, si apre alla vista un vasto spazio, perfetto per creare un locale ristoro dove soffermarsi tra un acquisto e l’altro, magari in un uggioso pomeriggio d’autunno.
Progettiamo un luogo, proprio lì, all’interno di un centro commerciale, che ci accolga nella calda e inaspettata suggestione di un abbraccio naturale. E vogliamo che sappia di buono, che evochi salute, cura, benessere, calore e accoglienza, che richiami la natura e la semplicità delle cose di un tempo.
Concepiamo un grande spazio aperto che sono i rivestimenti e gli arredi a dividere in settori: due aree ristoro, un bancone di degustazione, lo spazio vendita con il suo magazzino, la cucina e il deposito dispensa, su cui interveniamo con materiali naturali: legno per i pavimenti, i contenitori e le mensole ricavate da classiche spalliere da palestra, e poi ceramiche, vetro e metallo.
Sia che ci si fermi per poco, nel settore riservato a uno spuntino veloce, sia che si voglia sostare più a lungo per godersi un pasto tranquillo, tutto parla il rassicurante linguaggio della natura e di questa restituisce le forme e i colori: le sedute verdi Pedrali nello spazio bistrot, le originali Leaf Arper, foglie perfette fino alla più piccola venatura nell’area fast, il manto di fiori che ricopre il divano, la carta da parati con le foglie di papiro.
Una frase a parete suggerisce un racconto, una storia, un vissuto, un passato. Esperienze, suggerite da subito all’entrata dall’ombra vaga di “ruggine” che accarezza a tratti la struttura metallica.
Come gocce d’acqua sospese nell’aria sono le lampade di vetro trasparente Bonnie and Clyde di Zafferano. Trasparenze che si intrecciano negli specchi che catturano e moltiplicano lo spazio. Ogni cosa al proprio posto eppure tutto visibile, aperto, arioso e luminoso.
Una cucina a vista, protetta da vetrate trasparenti, mostra padelle, tegami e il buon cibo. Nella parte alta i vetri si opacizzano, come quelli della grande cornice all’ingresso, creando poetici effetti ottici simili alle ali di una libellula.
I riflessi di luce sull’acqua si rincontrano nelle superfici ricoperte di tessere di mosaico dai toni che digradano a simulare la profondità e si ripetono nelle morbide sfumature dei settori con rivestimenti in ceramica dai delicati colori.
Sulla parete di fondo, sembra davvero di vedere anche il cielo e la luce invadere la sala, in quello straordinario gioco di incastri creato dalle cornici di vecchi infissi montati a parete.
Sintesi compiuta di chi il progetto lo ha ideato, risultato del dialogo tra due radici e culture, catalana e italiana che conversano, si inseguono e si completano ma poi, come sempre, il progetto diventa un abito perfetto cucito sul territorio.
Dell’Italia conserva traccia nel nome, Corporale, ripreso da un’opera dello scrittore Paolo Volponi che richiama a quell’attenzione e cura che va dedicata anche al corpo e non solo all’anima. Nel logo sostituisce la “elle” una spiga di grano, il fascino di un ritorno al passato e alla tradizione, all’origine di tutte le cose, ai primi due chicchi di grano che si sono uniti per dare vita alla prima forma di pane.
Mi piace pensare che da qualche parte nello spazio, in un universo parallelo, vi sia un luogo dove vanno ad abitare i progetti mai nati, in attesa di essere adottati.
Gina Ingrassia