La Gioconda a Cagli, un dialogo tra cibo e arte
Il territorio marchigiano, tessuto da colori che sembrano usciti da una tavolozza impressionista, è un luogo a volte sottovalutato, eppure di una bellezza certa, che necessita il tempo lento della scoperta per essere veramente assaporato. Natura e cultura si fondono e confondono, lasciando al visitatore il gusto di “sentire” ad ogni passo, dai centri abitati alla vastità delle campagne, il dialogo sussurrato tra Appennini e Mar Adriatico.
In questa terra di grandi pensatori, artisti, intellettuali del passato, da Leopardi a Rossini ma anche di artigiani, contadini e pescatori, i piccoli centri medievali e cinquecenteschi sembrano non smettere di riservare interessanti sorprese… anche ad autoctoni come noi.
Lungo la storica via Flaminia, a Cagli, Palazzo Brancuti, ospita nelle sue antiche cantine nobiliari, il ristorante di cucina marchigiana “La Gioconda”, movimentata in chiave più contemporanea dall’estro creativo del suo raffinato chef, nonché proprietario, Gabriele Giacomucci, inserito nella guida Michelin e premiato nel programma “4 ristoranti” condotto dal famoso chef Alessandro Borghese.
Fondendo i sapori della tradizione che portano in primo piano il pregiato tartufo del territorio (quello di Acqualagna), con stimoli più sofisticati, questo luogo si trasforma da subito in uno spazio creativo anche per i suoi frequentatori chiamati a vivere una vera e propria esperienza sensoriale.
Protagonista la pietra che, integrata con il mattone, ci accoglie progressivamente nel grembo di questa terra, accompagnandoci con ampi archi a volta e opere artistiche sempre diverse esposte a seconda del periodo come in una galleria d’arte, lungo le pareti.
Sempre elegante, lo spazio del ristorante, necessitava però, per stare al passo con la cucina dello chef, una rivisitazione che potesse esaltarne soprattutto l’illuminazione per dare maggiore visibilità ai piatti, alla loro presentazione, introducendo le persone in un’atmosfera che immediatamente richiamasse la narrazione tra cibo e cultura.
Abbiamo quindi immaginato una rete organica di gruppi di lampade diverse per permettere ai clienti di gustare non solo la bontà ma anche la bellezza dei piatti. Mentre, introducendo un’atipica boiserie minimalista in ferro illuminata a led, lungo il perimetro di tutto il locale, abbiamo voluto contaminare la pietra e il mattone, creando questa linea continua essenziale a sintesi della relazione cibo-mente. La nuova cantina a vetri che si apre in una nicchia lungo le pareti, omaggia la vecchia cantina con un linguaggio essenziale e contemporaneo.
A completare questo dialogo tra cibo e cultura, l’ingresso è dedicato a locandine di musica lirica incorniciate, mentre le pareti interne a intonaco vengono decorate da rappresentazioni fotografiche di dettagli floreali quattrocenteschi appesi con lacci di tessuto pregiato. Comode sedie in velluto e scaffali-libreria realizzati con le cassette di vino nobile, definiscono il dettaglio.
Così questo connubio tra cibo e arte, tra cultura e cucina, si presenta sotto l’egida di una madrina illustre anche se inaspettata che con il suo sorriso e il suo nome continua ad accogliere i suoi avventori, invitandoli alla scoperta.
“La Gioconda” di Cagli… vi aspetta!
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