Dall’arte ceramica alla culinaria
Innovazione e tradizione si fondono nella cucina di Alice Bozzi, figlia di Doddo, alla Trattoria del Buongustaio, locale sito nel cuore più antico di Casteldurante/Urbania, nelle prossimità del teatro e della piazza nella quale svetta su un’alta colonna la statua del protettore della città, San Cristoforo.
Innovazione e tradizione sono state anche le parole chiave per il progetto di ristrutturazione del ristorante.
Per cibi che nascono da alimenti accuratamente selezionati fra i produttori locali e da un ricettario depositato da generazioni di madri, mamme e zie, gli ambienti del ristorante non potevano che riflettere l’atmosfera calda e accogliente della casa.
Percorso il breve corridoio d’ingresso, riscaldato da tappeti distribuiti sulla parete e da una boiserie con un inserto di led sopra la sua cornice, si giunge alla prima delle due sale da pranzo che si offre alla vista con un importante lampadario di Murano, anni ’60, al centro del soffitto. Una tenda intessuta a macramé vela la finestra e il sistema di riscaldamento.
Una parte della collezione di ceramiche moderne prodotte dai laboratori di Urbania, quella costituita da brocche e vasi, è distribuita su una breve mensola che corre lungo le pareti, mentre nella vetrina in basso sono riunite piccole figure modellate alla maniera del ceramista sardo Federico Melis che proprio ad Urbania, negli anni quaranta, aveva aperto un laboratorio con una maestranza di circa venti persone. Da una nicchia escono lentamente lumache dal guscio colorato, modellate dal Maestro Ermes Ottaviani, simbolo di uno dei piatti caratteristici di questo paese i cui abitanti sono soprannominati “lumaconi”, per aver perfezionato la cottura del mollusco.
Una boiserie in legno colorato corre alla base delle pareti per interrompersi nella zona di servizio di bevande e caffè, contenuta da una rete di metallo che rende attraversabile dallo sguardo quello spazio. La boiserie svolge il ruolo di creare una linea d’orizzonte e costituire una base visiva per le immagini relative alla vecchia Urbania, appese ad una parete, mentre su quella accanto è stato collocato un pannello riproducente il frontespizio del trattato sull’arte ceramica di Cipriano Piccolpasso scritto a Urbania nel ‘500.
Nella seconda stanza la parte inferiore delle pareti è rivestita con la ceramica “I cocci” di Fioranese, scelta per affinità tematica con la tradizione ceramica del paese. Lungo le pareti si alternano pannelli fonoassorbenti decorati con motivi tratti dai libri del Piccolpasso e pannelli tappezzati sui quali sono distribuiti per temi i piatti della collezione. I corpi illuminanti in vetro e metallo dorato si ispirano alle aureole riflettenti dei Santi dipinti da Piero della Francesca e di Francesco di Giorgio.
È natural obbligo tra gli uomini di giovarsi l’un l’altro, e a beneficio di questo vivere comune mettere ognuno le sue fatiche, mostrando agli altri quel tanto che egli ha ritrovato o con la considerazione delle cose o con l’esperienza
Dal Trattato di cucina (1598) di Bartolomeo Scappi, cuoco personale di S.S. Pio V, conservato presso la Biblioteca Comunale di Urbania.
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