Mami all’incrocio tra cinema e vita

Neanche un paio di mesi fa abbiamo lanciato il nostro blog “mjrastories” pubblicando in apertura la citazione che per noi sintetizza il nostro procedere nei progetti di interior design: “Ovunque entriamo poniamo il piede in qualche storia”.

Ma a ben guardare, questo nostro memento ciceroniano, abbiamo lasciato che ci guidasse anche un po’ più in là, in quel quotidiano quando spesso tutti noi in corsa da un appuntamento all’altro, da un fare ad un altro, non ci diamo il tempo di sentire e prendere coscienza che proprio mentre siamo lì, con anche solo la punta del piede dentro quel locale, quel negozio, quel taxi, o davanti a una birra ghiacciata e a un pezzo di pizza appena sfornato, abbiamo appena fatto l’ingresso in una nuova storia…

 

A due passi dal caos di piazza Navona e da quel meraviglioso esempio di architettura rinascimentale e luogo contemporaneo di fruizione romana dell’arte tout court, quale è il Chiostro del Bramante (in cui tra l’altro abbiamo avuto in passato l’onore e il piacere di progettare l’allestimento di mostre), lì, proprio lì, all’incrocio tra le strade più belle della Roma narrata, e per questo resa famosa e incastonata nell’immaginario internazionale, dai film di Scola, Sordi, Fellini (per citarne alcuni) fino al Sorrentino dei tempi moderni, prende vita un piccolo locale che ad una storia del cinema e della vita deve il suo nome.

 

Mami, è una piccola pizzeria a taglio e friggitoria in cui i quattordici posti a sedere che abbiamo ricavato al di sotto di specchi vintage con tavoli a cipolla e lampade anticate ad illuminarli, permettono di assaggiare in una bolla di quiete, i prodotti dagli ingredienti naturali che lì si preparano. Ma Mami è anche la storia del suo proprietario Giuseppe e dei suoi ricordi d’infanzia che mescolano la voce squillante della Mami di Rosella O’Hara con l’odore dei supplì di Pierina su un pianerottolo di una casa antica che sa di radici familiari.

 

Il nostro esserci, in questo progetto, è stato far emergere i sapori di questi ricordi che Giuseppe ha trasfuso nella sua cucina, anche nel design dello spazio a disposizione, unendo comunicazione visiva e progetto architettonico.

 

Il pavimento degli anni ’40, la mobilia dalle linee arrotondate in cui prevale il legno, una vetrata che lascia intravvedere il pizzaiolo che impasta, condisce, cuoce e frigge, si dispongono al di sotto di un soffitto a travi in cui una cornice di pensili che ricorda le vecchie dispense delle case contadine, espone l’immagine della “Mami” di Giuseppe e quegli ingredienti di base che riportano all’impasto del piatto principale: la farina, l’olio e il pomodoro della pizza nostrana.

 

Siamo nel cuore di Roma, in uno di quei vicoli in cui gli odori delle cucine dei locali che si susseguono a perdita d’occhio, condiscono l’aria suadendo i turisti che da ogni dove vengono in visita nella città.

 

Qui, più che altrove, trovare la propria identità “commerciale”, definire la propria immagine e imparare a raccontare la propria storia può fare, per un imprenditore, la differenza.

 

Ed è in questa cucina, all’incrocio tra il cinema e la vita, che Mami preparando le sue pietanze, sa che la sua strana storia che l’ha portata qui, anche se non detta, vive in ogni dettaglio della “casa” pronto a saltar fuori allo sguardo degli avventori attenti che ci mettono piede. E a ben guardare sono davvero tanti.

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